Il Guaritore Malato, il
Dolore e la Rinascita
Guido
Parente
Naturopata
Psicosomatico
Oggi desidero parlare della figura del Guaritore Malato o Ferito....
Non abbiate mai paura
delle vostre ferite, dei vostri limiti, della vostra impotenza.
Perché è con quel
bagaglio che potrete aiutare i
malati e non con le vostre presunte forze, con il vostro presunto
sapere."
Frank Ostaseski
Una meravigliosa frase, che rappresenta una verità su questa particolare attitudine.
Ricordate sempre che...
....siete meravigliosi esseri umani
non dei robot...
Jung parlava dell'archetipo del “guaritore ferito”, di colui che tiene
in sè due poli opposti:
il guaritore ed il
ferito.
È solo così che il terapeuta, può comprendere cosa sia la sofferenza, solo
riconoscendo e integrando la propria sofferenza, paradossalmente,
vedendola come un plus e non come
debolezza o fragilità.
Ma bensì come forza e strumento, solo ascoltando senza giudizio si può comprendere
ed al contempo, entrare in contatto con l’altrui sofferenza...
Spesso, per molti, il terapeuta è una sorta di entità astratta, un essere che
conosce delle tecniche e che possiede degli strumenti appresi teoricamente per
poter guarire l’altro, un essere che possiede la verità, immune dalla
sofferenza, infallibile.
Eh..Magari!
Nelle comunità antiche era una sorta di Dio, uno sciamano, un uomo
medicina, che metteva la sua conoscenza al servizio del clan, della tribù.
Ora i tempi sono sostanzialmente mutati, la scienza ha portato a nuove
conoscenze, a nuovi strumenti per il benessere, ha portato anche ad una
snaturalizzazione dell’uomo, forse anche per questo motivo, c’è una attenzione
verso la naturopatia, verso l’olismo, verso l’essere umano visto nella sua interezza,
una nuova dimensione, un ridimensionamento dell’ego.
A parer mio, un buon terapeuta è un uomo o una donna
ferito/a, che è entrato in contatto con la propria sofferenza, con il
proprio dolore e che ci ha “fatto i conti”, che l’ha affrontata, l’ha
integrata, e da questa ferita, è riuscito a trovare la via per
prendere contatto con le ferite altrui.
Ricordo che i giapponesi ricostruiscono un vaso rotto, inserendo oro fuso
tra i cocci...
Ebbene io credo che questa riflessione sia fondamentale!
Questo pensiero, mi accompagna da quando fin da piccolo a 10 anni, ho
deciso di fare questo lavoro, confrontandomi con i miei limiti, con
il mio essere stato ferito e il mio “essere un guaritore, un
pranoterapeuta, un naturopata”.
Pochi giorni fa, è venuto da me un terapeuta che ha avuto un ictus, ho
percepito la forza della mente, ma anche la debolezza del corpo, e poi…come
dire una sorta di accettazione di non poter fare più nulla.
Ebbene, non sono d’accordo!
Tante volte ho ripetuto nei miei scritti, ma anche oralmente a persone che
si sono affidate a me, che dobbiamo fare esattamente come diceva Socrate “so di non sapere, quindi so!”, dobbiamo
prendere spunto dagli avvenimenti che ci colpiscono e portare avanti con la
determinazione che ci ha sempre aiutato e sostenuto, il nostro lavoro di
terapeuti.
L’esperienza nel DOLORE, ci fa comprendere le sofferenze altrui.
Diventa un punto di partenza, un punto di forza!
Come detto più volte, non facciamo
come tante persone, i TEORICI.
Leggere su un libro che a quel particolare “squilibrio/patologia” è
rapportabile una certa sintomatologia, ma non averla mai vista/vissuta, fa di
quel terapeuta una persona incompleta!
Solo chi ha avuto un percorso di un certo tipo, ha avuto modo di crescere,
di confrontarsi con sé stesso e con il “lato oscuro” di sé stesso, di vincere
nonostante la deformità che il corpo poteva aver subito.
Mi torna alla memoria il grande fisico nucleare inglese Steve Hawkings, ha
avuto una mente prodigiosa e un corpo ferito
da diverse patologie gravi, nonostante tutto questo, è una delle menti più
brillanti del nostro secolo, come uomo, si è sposato ed ha anche avuto dei
figli.
A causa della sua patologia è costretto a
comunicare, con un sintetizzatore vocale.
La sua immagine pubblica, a seguito di numerose
apparizioni, in documentari e trasmissioni televisive, è divenuta una delle icone popolari della scienza moderna, come già
accaduto ad Albert Einstein.
Il Terapeuta è un essere umano a tutti gli effetti; alle volte, è vero
pecca di prosopopea, di sentirsi infallibile e forse con un ego smisurato,
sicuramente, a a mio avviso, deve lui stesso abituarsi a chiedere aiuto,
insieme ad una comunità di esseri possiamo aiutarci vicendevolmente e portare
rimedio e cura verso chi ne ha bisogno.
Per il paziente/cliente, non è importante sapere quali e quante
sofferenze si celino dietro il proprio terapeuta, ma ciò che importa, è
sapere che anche il proprio terapeuta è una persona umana esattamente come
lui,
Nè più nè meno...
Forse con un po' di esperienza in più...
Guido Parente
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